L’amore che strazia, l’arte che resiste

Sculture in ceramica raffiguranti Píramo e Tisbe, teste umane spezzate con dettagli rossi, opera di Niccolò Morales esposta alle Eolie al Festival EOLIè25.

Piramo e Tisbe di Nicolò Morales: l’amore eterno plasmato nella ceramica siciliana, simbolo dell’eccellenza dell’artigianato italiano.

Due teste mozzate. Di ceramica, sì, ma vive. Il sangue, rosso acceso, cola dagli occhi come pianto rappreso, come simbolo di amore eterno. Sono Piramo e Tisbe, i protagonisti che hanno dato il nome all’opera di Nicolò Morales.

La creazione artistica, già vincitrice di alcuni premi, è stata portata in mostra a Lipari in occasione del Festival di Arte, Letteratura e Società – EOLIé25 che per la quinta edizione ha scelto come tema: Amore e Tradimento.

Scultura in ceramica “Piramo” di Nicolò Morales, testa maschile spezzata con dettagli rossi, esposta al Festival EOLIé25 alle Isole Eolie.

Nell’opera di Morales, dal messaggio potente, l’amore viene plasmato e incarnato nella ceramica. Ma, attenzione! Non è esattamente l’amore come lo immaginiamo, romantico, docile, da selfie. Quello di Piramo e Tisbe è un amore che uccide perché non accetta compromessi e si consuma in un gesto estremo di fedeltà. La tragedia antica diventa contemporanea, una storia che si replica silenziosamente in mille angoli del mondo: un bacio mancato, un malinteso, due giovani che preferiscono “morire” piuttosto che vivere l’uno senza l’altra.

Morales scolpisce tutto il dolore che l’amore può generare e lo trasforma in simbolo, in bellezza. 

Le sue opere ci parlano senza filtri, con un linguaggio organico: pesci che sembrano balzare fuori dall’acqua, uccelli che sfiorano l’aria e Teste di Moro che richiamano leggende d’amore e vendetta.

Ritratto di Nicolò Morales nel suo laboratorio di ceramica, circondato dalle sue opere colorate, realizzato per il Festival EOLIé25.

Ma, per capire Nicolò Morales, bisogna tornare indietro, alle sue radici e alla sua città natale: Caltagirone.

Panorama di Caltagirone con la Scalinata di Santa Maria del Monte e particolari delle piastrelle in ceramica decorate a mano, simbolo della tradizione siciliana.

Questa piccolo centro urbano, che affaccia tra le due più grandi pianure dell’isola: quelle di Catania e di Gela – da secoli – custodisce uno dei saperi più antichi del Mediterraneo: la ceramica. Qui, ogni strada è un laboratorio a cielo aperto. Le maioliche colorano scale, facciate, fontane. Il profumo del forno accompagna il passaggio delle stagioni. Le mani degli artigiani trasformano la terra in arte e, tutto questo, non è solo una semplice tradizione, è un vero e proprio codice genetico.  Nasce con i Fenici, si rafforza con gli Arabi, fiorisce nel Rinascimento e attraversa guerre e mode. Il sapere a Caltagirone, viene tramandato da maestro ad allievo, esattamente, come avveniva molto tempo fa. 

Ed è proprio da qui che parte la storia di Morales. Dall’argilla respirata da bambino, dalle botteghe dove il silenzio parla più delle parole, dalle mani callose che impastano storie.. Ma, la forza artistica di Niccolò sta nel fatto che non si ferma alla tradizione, la accoglie, la abbraccia, per poi sovvertirla. Perché, come l’amore, anche l’arte può essere un “tradimento necessario”. Per anni ha nascosto il suo lato più sperimentale, stretto in un sistema che vedeva nell’innovazione un pericolo. Poi ha scelto di rompere gli schemi. Di essere sé stesso. E da quel gesto è nata una nuova forma di fedeltà.

La ceramica è una delle punte più alte dell’artigianato italiano, è identità, un sistema di eccellenze fatto di mani, saperi e lentezza. Nell’era della globalizzazione e della produzione seriale, l’artigianato è un atto rivoluzionario.

Le opere di Morales quindi, si inseriscono in questa tradizione millenaria ma, la spingono oltre. Lavorando tra design e arte, tra sacro e profano, l’artista ha collaborato con nomi illustri come Paola Lenti, Ugo La Pietra, Sara Ricciardi. Ha esposto a Venezia, Parigi, Barcellona, Palermo. È stato insignito del titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere dalla Fondazione Cologni, e una sua opera è parte della collezione permanente del Quirinale.

L’artista siciliano Nicolò Morales con una scultura in ceramica dal volto sorridente, posa ironica per il Festival EOLIé25.

C’è ancora un dettaglio che completa il ritratto di Nicolò Morales, è daltonico.

L’artista ha nascosto questa condizione per 44 anni ma, non ne ha fatto un limite: “Sento i colori dentro”, dice. Ed è vero. Le sue opere seguono un istinto viscerale, una grammatica cromatica che sfugge alle regole ma colpisce dritto al cuore. Le sue maioliche non cercano armonie canoniche, ma emotive.

Nicolò, oltre ad essere un grande artista, è un alchimista della materia, un narratore di silenzi, un dissidente affettuoso. Figlio devoto della ceramica siciliana, così amata ma allo stesso tempo, così tradita!