La danza di Salomè incanta Lipari

iuditta Sin danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari in piazza Marina Corta

Giuditta Sin emoziona Marina Corta al Festival Eoliè25

Nella calda notte del 12 luglio, la piazza di Marina Corta a Lipari si è fermata. Un silenzio improvviso, gli sguardi catturati: è bastato un respiro danzato perché turisti ed eoliani restassero immobili davanti alla performance di Giuditta Sin, ospite del Festival Eoliè25 – Amore e Tradimento.

La sua interpretazione della danza di Salomè ha trasformato la piazza di Marina Corta in un palcoscenico sospeso tra mito, rito e poesia di Davide Rondoni.

Con il corpo come linguaggio, Giuditta ha incarnato la giovane principessa giudaica, simbolo di desiderio e perdizione. Ogni gesto sembrava un frammento della sua storia, narrata nei Vangeli di Matteo e Marco: una danza che incanta Erode, la promessa di “qualsiasi cosa” e la richiesta fatale — la testa del Giovanni Battista.

Quella vicenda biblica, che nei secoli ha ispirato pittura, musica e letteratura, da Wilde a Strauss, da Caravaggio a Moreau, ha reso Salomè archetipo di femminilità tentatrice e figura ambivalente tra condanna e fascinazione

Caravaggio, Salomè con la testa di Giovanni Battista, olio su tela

Tra le interpretazioni più potenti spicca quella di Caravaggio, che nel suo Salomè con la testa di Giovanni Battista, (National Gallery, Londra) condensa dramma e verità crudele. Scoperta da Roberto Longhi nel 1959 e attribuita al maestro, l’opera mostra una gamma cromatica scarna e un realismo quasi brutale: il carnefice, la giovane donna e l’anziana serva si stagliano nell’oscurità, come apparizioni scolpite dalla luce. In quel volto del profeta decollato e nella freddezza di Salomè, Caravaggio dipinge un episodio biblico e un enigma eterno: la forza del desiderio che si scontra con la violenza del tradimento.

La danza di Giuditta Sin, è stata percepita dal pubblico non soltanto come gesto estetico ma, soprattutto come atto di liberazione: un inno al corpo come tempio sacro e linguaggio primordiale.

Performer internazionale e ricercatrice di femminilità sacra, unisce poesia incarnata, body art ed eco-femminismo. “Il corpo è di per sé un fatto politico, ha a che fare con la nostra esistenza, con l’essere nel tempo e nello spazio”.

Giuditta Sin durante la danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari, piazza Marina Corta
Giuditta Sin durante la danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari, piazza Marina Corta
Giuditta Sin durante la danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari, piazza Marina Corta
Giuditta Sin durante la danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari, piazza Marina Corta

La sua presenza a Eoliè25 non è casuale. Nel tema Amore e Tradimento, la danza di Salomè diventa metafora contemporanea: la tentazione che muta l’amore in rovina, l’incanto che si fa perdita, il desiderio che diventa condanna.

Giuditta Sin durante la danza di Salomè al Festival Eoliè25 a Lipari, piazza Marina Corta

Mentre i veli cadevano uno dopo l’altro, la piazza si è trasformata in un rito collettivo dove amore e tradimento, attrazione e rovina, bellezza e morte si intrecciavano.

Giuditta ha restituito l’anima eterna di Salomè, rendendola specchio delle nostre contraddizioni. Nel silenzio che ha seguito l’ultimo gesto, il pubblico ha compreso di aver vissuto un’esperienza di metamorfosi.